halong bayENG🇬🇧

Sento l’odore da qui, dov’e’?! Deve essere vicino!

Non riesco a smettere di sudare. Il caldo di mezzogiorno e’ intollerabile, 40° all’ombra che non sembrano dare per niente fastidio ai fiumi di gente nelle strade di Downton Yangon, loro proseguono la giornata tranquillamente mentre io sto per morire nel sedile posteriore del taxi che mi ha portata qui dall’aeroporto.

Un altra folata entra dal finestrino, mi guardo intorno ma non lo vedo. Dove e’?!!

Sono esausta. I miei occhi si sono rimpiccioliti di due taglie. Riesco a malapena a parlare col driver per chiedergli se ha il resto per una banconota da 10.000 Kiat. Ho dormito 10 ore e sono stata in 4 paesi negli ultimi 3 giorni Sto morendo. Ho bisogno di dormire, adesso.

Esco dal taxi, lo sento di nuovo, mi giro e eccolo! 40 metri piu in la: DURIAN! L’inconfondibile, indescrivibile frutto dall’odore ripugnante di decomposizione e spazzatura onnipresente in Sud Est Asia…ahh mi e’ mancato!

Mi trascino nella lobby dell’hotel—che ovviamente si trova al primo piano ed e’ accessibile solo tramite una scala ripidissima—con le mie borse pesantissime. Se non trovo un letto nei prossimi 5 minuti svengo qui sul pavimento. L’uomo alla reception, forse notando la mia espressione agonizzante, mi fa il check in in 1 minuto e mi porta alla mia stanza.

Ce l’ho fatta!

Collasso sul letto in pieno stato comatoso ma prima di perdere I sensi ho ancora abbastanza energia per chiedermi che cazzo ci sto facendo qui. Questa cosa del viaggio mi uccidera’? Vale la pena di essere in queste condizioni settimana si settimana no? Cosa sto facendo della mia vita?!

Questo tipo di domande e dubbi esistenziali mi arrivano sempre in giorni come questo dove sono esausta, o giorni dove perdo il passaporto e tutte le carte di credito (oh si e’ successo a Bali!), o dove mi ritrovo in posizione fetale sul pavimento del bagno a vomitare l’anima dopo l’ennesima intossicazione alimentare. Ormai e’ routine!

Dovevo essere qui 3 giorni fa sapete, doveva essere un viaggio facile da Tokyo ma le cose sono andate dannatamente storte…

 

MERCOLEDI’ MATTINA – TOKYO, GIAPPONE

Chiudo la mia borsa e lascio l’hotel. Mi fermo al Ramen shp del quartiere per un ultima ciotola di felicita’. Scendo le scale e entro nella stazione di Asakusa. Portare le mie borse in giro per la metro di Tokyo e’ un odissea (in ogni viaggio ho il terrore che la mia schiena malmessa da ex ballerina mi giochi qualche brutto scherzo). Dopo aver cambiato non so quante linee mi siedo, finalmente, sul treno che va in aeroporto.

Guardo fuori dal finestrino—non una gran vista—e sinceramente mi sento sollevata all’idea di star lasciando il Giappone. Non fraintendetemi, mi e’ piaciuto qui—sopratutto Tokyo—bell’architettura, bei posti, il cibo e’ decisamente qualcosa per cui tornare; cultura interessante, strana, affascinante (ma impenetrable). Il Giappone e’ stato figo, divertente, disorientante, contraddittorio e travolgente; ma un po troppo pulito, un po troppo organizzato, un po troppo conformista per la piccola anarchista che c’e’ in me, mi sono sentita un po claustrofobica qui. A me piace il casino di Saigon, il caos di Varanasi, il mix di odori di Kawloon a Hong Kong, sono quel tipo di ragazza.

Non ho capito molto il Giappone, ma lo capisce nessuno alla fine? Non se non ci sei nato credo. Forse la prossima volta lo faro’ diversamente, forse la prossima volta ci azzecchero’ di piu. Per ora sono solo felice di star andando in un posto con molte meno regole di condotta sociale e molta piu polvere e cani di strada!

 

MERCOLEDI POMERIGGIO – TAPIEI, TAIWAN

 

Dopo un volo di 3 ore e mezza atterro a Taipei alle 4 di pomeriggio. Ho uno scalo di 9 ore e non ho nessuna intenzione di passarlo in aeroporto. Taipei e’ conosciuta per il suo cibo di strada quindi lascio le mie borse in aeroporto prendo la metro e mi dirigo verso il night market, il mio unico obbiettivo: ingozzarmi di tutto il cibo che riesco a far stare nello stomaco!

Il momento in cui esco dalla stazione la mia claustrofobia sparisce: davanti a me un mercato incasinato, affollato e rumoroso thank gosh! Cammino tra le bancarelle indecisa, le opzioni sono infinite ma alla fine prendo un tentacolo di polipo gigante, un pepper pork bun e del suckling pig accompagnati da bubble ta e succo di avocado. Sto per esplodere a fine serata!

taipei street food

Sono le 10, torno in aeroporto e quando arrivo al check-in l’incubo inizia.

Miss, posso vedere il suo visto?” chiede il ragazzo di AirAsia.

Non ce l’ho, ho fatto l’e-visa”

Miss, posso vedere la conferma di approvazione”

Hmm non ce l’ho” Dico confusa mentre cerco di ricordarmi se nella lunga lista di email non lette nella mia inbox ho visto qualcosa che dice ‘visa confirmation’ (decisamente no).

Miss, mi spiace, non posso lasciarla salire sull’aereo senza”

MERDA.

Apro gmail e capisco cos’e’ ssuccesso. Pensavo di aver fatto richiesta per l’express visa che doveva essere pronta entro 24 ore e invece ho fatto richiesta per quella normale che ci mette 3 giorni e non era ancora stata approvata. (le cazzate che fai quando sei esausta dall’alzarti all’alba per scattare per due settimane di fila!)

Merda, merda, merda.

Non posso far niente se non accettare il mio triste destino (causato dalla mia stupidita’) e trovare una soluzione il piu in fretta possibile. Mi siedo apro il mio mac e inizio a guardare I voli disponibili. Tutto quello che mi posso permettere e’ incredibilmente scomodo. L’unica soluzione ragionevole e’ prendere un volo che parte per Hanoi domani, stare la notte li e ripartire il giorno dopo con un volo diretto per Yangon. Ok bene, amo il Vietnam, e’ il mio paese preferito, il mio posto felice, una deviazione li non mi dispiace per niente! Prendo I voli. (E’ stato un errore costoso!)

Ad ora che finisco tutto sono le 3.30 di mattina. Notte in aeroporto evvai! Cerco di dormire sdraiata sulla fila di sedie vuote al gate delle partenze ma non c’e’ verso. Nel mezzo del mio disagio e della mia miseria mi ricordo del ragazzo—chiamiamolo Julian—che avevo incontrato l’estate scorsa su una barca a Halong bay (mentre viaggiavo col piu grande figlio di puttana con cui sono mai uscita, ma quella e’ una storia che vi raccontero’ un altra volta!). Ci siamo tenuti in contatto su fb, lui e’ un expat e vive a Hanoi da un paio d’anni. Gli mando un messaggio “Sei in citta’ domani?”

Continuo a cercare di dormire ma niente da fare. Julian risponde “Devo essere a Halong per un meeting con dei clienti la sera e sto la a dormire. Non dirmi che vieni a Hanoi proprio oggi?”

La mia solita fortuna! Mi dice che fa il possibile per spostare il meeting e che mi fa sapere al piu presto.

Nel frattempo mi alzo, vado a fare colazione e una doccia (grazie a dio ci sono le docce in questo aeroporto!). Un eternita’ dopo e’ finalmente ora di imbarcarsi. Appena prima di salire sull’aereo vedo il messaggio di Julian:

Ci vediamo a Hanoi stasera!”

 

 

GIOVEDI’ POMERIGGIO – HANOI, VIETNAM

 Come succede sempre quando torno in Vietnam, sono quasi in lacrime (di gioia) guardando fuori dal finestrino del taxi andando verso Hanoi. I campi di riso, I bufali, il cielo nuvoloso, quel senso di pace, di essere nel posto giusto, quasi di essere a casa. E’ bello essere di nuovo qui!

Mi faccio lasciare a Hoan Kiem, il quartiere vecchio, e chiamo subito la mia amica Loan, nata e cresciuta a Hanoi conosce tutti I posti piu fighi in citta’. Io e Loan ci siamo incontrate su un bus in Thailandia e da allora ci vediamo tutte le volte che sono a Hanoi. Arriva 20 minuti dopo col suo scooter, salto dietro e andiamo a mangiare del Bun Cha in uno dei miei ristoranti preferiti (seguito da egg coffee, gelato e bubble tee).

Julian mi scrive “Arrivo in un ora, ci vediamo a questo indirizzo, se non hai gia preso una stanza in hotel vieni a dormire da me.”

Un ora dopo Loan mi lascia all’indirizzo nel messaggio, ci abbracciamo e le prometto che tornero’ a Settembre. Mentre lei sfreccia via arriva un taxi e scende un ragazzo alto e vestito di nero, e’ Julian. Ci guardiamo, ci abbracciamo, sorridiamo.

E’ bello rivederlo.

Prendiamo una birra al banco. Anche lui sembra abbastanza stanco. L’ultima volta che l’ho visto era il giorno dopo averlo incontrato sull barca, siamo usciti per un drink e per dei ‘ballons’ (cioe’ palloncini pieni di gas esilarante che si trovano sul menu di quasi qualsiasi bar in Vietnam) con una sua amica e lo stronzo con cui ero in viaggio. Abbiamo parlato tutta sera di cose abbastanza profonde, vita, societa’ universo, le cose leggere di cui mi ritrovo a parlare sempre insomma. Ma stasera faccio fatica a mettere insieme due frasi. Gli dico che non sono al massimo delle mie capacita’ mentali e lui mi dice di non preoccuparmi che ha avuto una giornata estenuante a sua volta. Dopo un paio di drinks chiamiamo un taxi e andiamo a casa sua.

Sul taxi ci guardiamo sorridendo, sappiamo entrambi che le chance di essere qui stasera erano 1 su un millione.

E’ bello rivederti” mi dice.

 

VENERDI’ MATTINA – HANOI, VIETNAM

 Mi sveglio nel suo letto. In quanti letti diversi mi sono svegliata negli ultimi 4 anni. Quante volte me ne sono andata nel mezzo della notte senza voltarmi. Qui oggi, sparita domani. Sto sempre partendo. Non ci penso spesso ma oggi nell’alzarmi dal letto, guardandomi indietro, mi sono chiesta se cambiero’ mai. Se vorro’ mai svegliarmi nello stesso letto, o con accanto la stessa persona. Ma i miei pensieri si lavano via sotto la doccia.

Spengo l’acqua, mi vesto e scendo di sotto. Il mio volo parte in 3 ore, devo andare in aeroporto e Julian deve andare al lavoro. Usciamo, mi aiuta a portare fuori le borse e le appoggia sul marciapiede vicino a uno dei tavolini del “ristorante” (in Vientam si mangia per strada) fuori da casa sua.

Ci guardiamo per pochi secondi infiniti, ci abbracciamo, sorridiamo.

Salta sul retro dello scooter del proprietario del ‘ristorante’ e scompare tra I vicoli di Hanoi. La mia vita e’ fatta di ultimi sguardi. 

Qui oggi, sparita domani.

Mi siedo su uno degli sgabelli di plastica bassissimi e faccio colazione. Il rotolo di cartaigenica sul tavolo, I mille condimenti e il contenitore di bacchette, il rimore degli scooter che ti sfrecciano accanto, le urla dei venditori di strada, oh Vietnam, ti amo davvero.

Il tragitto verso l’aeroporto spezza sempre il cuore. Mi innamoro dei posti piu che dei ragazzi e gli addii sono piu difficili quando sei innamorata di un paese intero. Sono le sensazioni che provo quando sono in Vietnam che continuano a portarmi qui. Sono I campi di riso, I bufali, il cielo nuvoloso…magari un giorno mi trasferiro’ qui. Sa gia di casa adesso.

Casa. Chissa’ se la trovero’ mai…

VENERDI’ POMERIGGIO – Yangon, Myanmar

Ed eccoci qui. Mi risveglio dall’oltretomba, mi alzo e mi guardo allo specchio. Sorprendentemente non sembro la morte.

Sto morendo di fame pero’. Prendo il portafoglio, una biro e un quaderno e scendo in strada. Il caldo e’ piu tollerabile adesso, mi sento molto meglio di come mi sentivo qualche ora fa. Il sonno cura spesso I miei dubbi esistenziali che poi, per quanto mi senta di merda a volte, c’e’ sempre qualcosa di buono che puo venire dalle mie miserie, a volte una lezione di vita, a volte una storia da raccontare.

Le vie di downtown sono ancora pienissime. Mille odori che arrivano da tutte le direzioni: cibo, fiori, fogna, benzina, incenso. Mantra buddisti nell’aria. Traffico implacabile nelle strade. Un po India, un po Cina, un po Sud Est Asia. I marciapiedi sono pieni di merce, spazzatura, cani randagi, gente che cammina, che trasporta pacchi piu grandi di se, che mangia seduta ai familiari sgabelli di plastica bassissimi. Affollato, disordinato, un po sporco…Oh Myanmar, andremo d’accordo io e te!

 

Love 💕

S