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Quando gli eroi muoiono - Anthony Bordain

 

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Mi sveglio a Como. E’ il secondo giorno di riprese di “The realist”. La mia amica Elena—la regista—viene a prendermi. Prendiamo la funicolare e facciamo l’ultima intervista a Brunate. Questa volta sono dall’altra parte dell’obbiettivo per parlare di social media, realta’ e depressione. Dopo un paio d’ore finiamo tutto e iniziamo a scendere verso il lago. Durante la discesa parliamo di viaggio, le confesso quanto sia scoraggiante vedere che viaggiare e’ diventato l’ennesimo trend, il nuovo status symbol, e come adesso la maggioranza della gente—giovane—non viaggia piu per esplorare e conoscere nuove culture ma solo per andare a fare foto da mettere su instagram e far vedere che sta viaggiando. Le dico che vorrei che ci fossero piu persone come Anthony Bourdain a dare l’esempio—parlo sempre di lui a tutti—usando il suo stesso approccio al viaggio invece dell’epidemia di “travel influencers” che non fanno niente di utile se non raffigurare una realta’ completamente distorta. Le dico che lui mi ha cambiato la vita, che se non fosse stato per lui e il suo show non avrei mai iniziato a viaggiare e noi due non saremmo qui insieme oggi.

Arrivate al lago ci fermiamo in un barettino. Mentre Elena controlla il girato io ne approfitto per rispondere a email e messaggi. Appena sblocco il telefono noto un numero allarmante di notifiche su tutte le apps. Apro Instagram e’ ci sono molti piu messaggi del solito. Apro il primo, lo leggo…di riflesso il mio cervello cancella subito quello che ho visto dalla memoria, passo al secondo messaggio, questo e’ da un amica, dice solo “Anthony “, mi inizia a battere forte il cuore.

No cazzo.

Ritorno al primo messaggio, lo rileggo: “Anthony Bourdain e’ morto. Suicidio.”

Mi gira la testa, mi viene da vomitare. Non puo essere, dev’essere un altra puttanata di fake news.

“Cosa e’ successo?” mi chiede Elena vedendo il mio sguardo pieno di terrore. Non riesco nemmeno a dirlo. Le faccio vedere il messaggio, e’ scioccata tanto quanto me “Oddio, mi dispiace”—sa che sono una fan sfegatata. Non voglio nemmeno aprire tutti gli altri messaggi e non ho il coraggio di guardare su google perche’ una volta che lo vedo su tutte le news non si puo piu tornare in dietro. Dopo qualche minuto controllo. E’ finita. E’ morto.

Suicidio.

Elena mi dice qualcosa ma ormai non sono piu li. Mi sento sprofondare dentro un buco nero e profondo di depressione.

Passa un ora e non ho la minima idea di cosa ci siamo dette, ho il cervello fuso, tutte le mie energie vanno nel cercare di non piangere. Elena se ne va e io salto su un treno verso Brescia. Scendo a Milano Centrale per cambiare treno. Vorrei essere completamente sola ma c’e’ gente ovunque, accalcata, decisamente troppo vicina a me, mi sento gomiti nella schiena, mi penstano i piedi, urlano, e io voglio solo arrivare a casa e piangere.

E’ assurdo come qualcuno che non hai nemmeno mai incontrato puo influenzare cosi’ tanto la tua vita. Il secondo che ho scoperto il suo show e’ cambiato tutto, incluso il modo in cui vedevo il mondo. Anthony Bourdain mi ha insegnato il potere dello storytelling, mi ha insegnato a viaggiare nel modo giusto e a capire che il viaggio non ha niente a che fare col turismo ma ha a che fare con la gente, con la loro cultura, i loro problemi, le loro speranze, i loro sogni. E’ stato una parte integrante della mia vita negli ultimi anni e non sarei chi sono oggi, ne dove sono oggi se non fosse stato per lui ed il suo lavoro. Mi ha resa una persona migliore.

Mentre il treno sfreccia tra le campagne padane guardo fuori dal finestrino con occhi da zombie e l’unica parola che mi ronza in testa e’ “perche?”

Era l’ultima persona al mondo sospettabile di potersi togliersi la vita , aveva tutto quello che si possa volere, aveva una figlia e—in parole sue—il lavoro piu bello del mondo. Perche’? Perche’ l’ha fatto?Quali demoni stava combattendo? Che cosa si e’ sentito dentro per arrivare al punto di non vedere altra soluzione se non la morte?

 

E mentre cerco di dare un senso a questa assurditá ho un flash e vedo la me di 5 anni fa seduta sul pavimento del bagno del mio appartamento di Las Vegas. Sto piangendo, ho un flacone di sonniferi in mano e ho in corpo una quantita di xanax talmente disumana che non so nemmeno come faccio ad essere ancora cosciente. Il mio ragazzo sta urlando dall’altro lato della porta chiusa a chiave, lo sento camminare sui vetri rotti dello specchio, continua a urlare ricordandomi che sono inutile, inferiore, che senza di lui non ce la faro’ mai. Gli credo. Non voglio piu sentire la sua voce, non voglio piu sentire il dolore che mi sta squartando dentro, voglio solo prendere tutte le pillole in questo flacone. Sto per mandarle giu quando incrocio gli occhi impauriti del mio bassotto iper aggressivo che mi sta seduto accanto—l’ho portato a casa dal canile in cui avevo iniziato a fare volontariato un paio di giorni prima—sta tremando…butto le pillole nel water, lo prendo in braccio e lo stringo forte continuando a piangere in silenzio.

 

Quindi, perchè? Non lo so, non so perche Anthony l’ha fatto ma so che la linea tra il farlo e il non farlo puo essere molto molto sottile, a volte la differenza e’ fatta da un pensiero, a volte da una telefonata, a volte dagli occhi impauriti di un cane. Quello che vediamo da fuori non e’ quello che si vede da dentro, non sapremo mai come ci si sente dentro la testa o l’anima di un altra persona, non conosceremo mai lo stesso tipo di dolore. I nostri demoni hanno sembianze diverse e si manifestano in forme inaspettate, spesso ci sorprendono da dietro, non li vediamo arrivare e ci accorgiamo della loro presenza quando ci stanno gia soffocando. La vita e’ fragile, la nostra mente lo e’ ancora di piú.

Per certe persone a volte la realta’ e’ intollerabile.

Quando finalmente arrivo in camera, mi chiudo la porta alle spalle mi butto sul letto, prendo in mano “the Nasty Bits”—uno dei suoi libri—e inizio a leggere. Alla seconda riga scoppio a piangere. Non scrivera’ mai nuove righe, non ci fara’ vedere posti nuovi, non fara’ piu le sue stories stupidissime dove faceva strane panoramiche delle sue 1000 stanze d’hotel con musica criptica di sottofondo. Non lo conoscevo ma era quasi un amico, e so che sembra stupido star male per la morte di uno sconosciuto ma c’e’ tanto di lui in me, fa male.

Mi manchera’ tanto. I suoi libri mi hanno tenuto compagnia nei viaggi piu solitari, le sue parole mi hanno mostrato la strada nelle notti piu buie, il su show mi ha data qualcosa a cui aspirare: raccontare storie, mostrare la vita, dire la verita’. Era uno dei pochi veri realisti la fuori, vero, crudo e allergico alle cazzate. Era empatico, compassionevole e gentile Aveva un rispetto profondo per la gente e la cultura, un intolleranza per le ingiustizie e la disuguaglianza e non aveva paura di far vedere il mondo per quello che e’. Era uno dei buoni.

Non riesco a smettere di piangere. Penso a consa farebbe lui in simili circostanze, mi alzo, vado di sotto, mi verso un bicchiere di whiskey, accendo una sigaretta in suo onore (ho smesso di fumare anni fa) e dico i miei adii.

Anthony Bourdain il mio mentore indiretto, il mio modello di vita, il mio eroe. Volevo essere come lui,

Lo voglio ancora.

Ciao Tony 

 

Love,

—S

 

Thank you for everything you gave us Tony, your work will keep teaching and inspiring us forever.